Il 23 gennaio 2018 le parti sociali dell’artigianato veneto e CGIL, CISL e UIL hanno sottoscritto un accordo interconfederale a livello regionale riguardante la promozione dell’alternanza scuola lavoro nelle imprese artigiane e nelle PMI. L’accordo, che tiene in considerazione gli esiti della sperimentazione dell’alternanza scuola – lavoro in Veneto e le criticità emerse al tavolo tecnico tra le parti sociali nel giugno dello scorso anno, avrà una durata triennale.
Obiettivo principale dell’accordo è la promozione dell’alternanza scuola lavoro, da attuare mediante quattro principali direttive, specifiche e concrete, che risultano essere certamente il tratto più originale dell’accordo.
In particolare, le parti sociali si sono impegnate a:
a) promuovere l’alternanza scuola lavoro nelle imprese artigiane e nelle PMI mediante l’utilizzo di sistemi multimediali;
b) promuovere e rafforzare la figura del tutor esterno;
c) fornire assistenza alle imprese in materia di co-progettazione e realizzazione dei percorsi di alternanza;
d) fornire supporto anche in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Per quanto riguarda la promozione del metodo dell’alternanza scuola lavoro, oltre alla previsione di incontri con scuole e aziende e all’istituzioni di tavoli tecnici di confronto, di particolare interesse risulta la volontà delle parti sociali di predisporre strumenti multimediali innovativi, incentrati su una nuova rappresentazione del lavoro artigiano e rimessi ad un gruppo di esperti nominato dalle parti costitutive di EBAV, ente bilaterale dell’artigianato veneto, a cui è altresì rimesso il finanziamento delle predette attività.
L’importante ruolo che le parti sociali intendo attribuire alla bilateralità emerge anche chiaramente dalla previsione di percorsi formativi per i tutor aziendali, realizzati, in aggiunta ai fondi regionali, con il coinvolgimento di Fondartigianato – Fondo Interprofessionale per la Formazione Continua previsto dalla legge 388/2000- ed EBAV.
Le parti sociali si sono impegnate a chiedere a Fondartigianato la predisposizione di avvisi e piani specifici per la promozione dell’alternanza scuola lavoro e per l’inclusione, all’interno dei piani formativi, di attività specifiche per i tutor aziendali.
Il Fondo EBAV, invece, si farà carico di due prestazioni assistenziali, che potranno essere riconosciute alle imprese per i percorsi formativi – rivolti a titolari, soci e collaboratori di imprese artigiane -, gestiti e svolti, quali soggetti organizzatori, da enti promossi dalle associazioni datoriali dell’artigianato veneto ed accreditati in Regione. In particolare, le due prestazioni assistenziali si concretano in: a) un sostegno economico alle aziende, nei limiti del 50% dei costi della formazione (e comunque per un massimo erogabile di 150 euro); b) un incentivo alla partecipazione alle attività formative del tutor aziendale, se l’azienda ha attivato un percorso di alternanza scuola lavoro.
Le parti sociali hanno altresì previsto una compartecipazione ai costi delle aziende, prevedendo, anche in questo caso, un aiuto concreto, che si sostanzia in un incentivo economico da parte di EBAV. Più nel dettaglio, EBAV dovrebbe erogare alle aziende, a copertura delle spese da queste sostenute per le attività necessarie per un percorso di alternanza scuola lavoro (ad esempio, stesura convenzione, piano formativo, tenuta del registro presenze, etc…) un incentivo non superiore al 30% delle spese sostenute (e comunque per un massimo erogabile di 200 euro). La prestazione, che ha durata annuale e non è ripetibile, spetta alle aziende che hanno sostenuto spese per l’attivazione di un percorso di alternanza mediante servizi svolti da enti collegati alle associazioni datoriali dell’artigianato veneto e accreditati presso la regione Veneto.
Da ultimo, l’accordo interconfederale si occupa anche della spinosa questione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro. Nel mondo artigiano, la sensibilità verso questa tematica è sempre stata molto alta e infatti le parti sociali, mosse dall’intento di pervenire alla messa a punto di un sistema di salute e sicurezza specifico ed adeguato ai percorsi di alternanza, in grado di tutelare sia i giovani, che le imprese, invitano il COBIS – il Comitato Paritetico Regionale Bilaterale per la Sicurezza – alla predisposizione di linee guida, nonché all’attivazione di una prestazione – cofinanziata da EBAV – destinata alle imprese per l’aggiornamento del DVR per la verifica della compatibilità della presenza di giovani (anche minori) con l’attività lavorativa svolta e all’eventuale aggiornamento delle misure di prevenzione e protezione da adottare.
L’accordo appena siglato in Veneto è l’esempio di come gli accordi interconfederali di livello territoriale possano davvero svolgere un ruolo propulsivo nell’attuazione della disciplina del mercato del lavoro, come in questo caso specifico dell’alternanza.
Negli anni vi sono stati altri esempi di contrattazione a livello territoriale in materia. Già nel 2016 Confartigianato Imprese Varese, Uniascom Confcommercio Varese e CISL dei Laghi avevano firmato un accordo territoriale per favorire l’utilizzo dell’istituto dell’apprendistato di primo livello e dell’alternanza scuola lavoro, mediante il quale si erano impegnate ad una sensibilizzazione del mondo imprenditoriale del territorio e si ponevano come interlocutori tra le imprese, i ragazzi e le istituzioni formative, al fine di affiancarli negli adempimenti burocratici, nella definizione dei percorsi formativi personalizzati, nella attestazione/ certificazione delle competenze conseguite, nonché nella individuazione e richiesta degli “incentivi” disponibili in caso di assunzione dei giovani.
Rispetto all’accordo varesino appena citato, l’accordo interconfederale siglato in Veneto fa un ulteriore passo in avanti, anche se un bilancio effettivo sui benefici derivanti dall’accordo si potrà fare solo tra qualche mese. Di certo, si può affermare che l’accordo veneto risponde ad una esigenza reale del territorio e se effettivamente attuato permetterà alle imprese di riappropriarsi di parte della loro funzione e ai ragazzi di avvicinarsi al mondo del lavoro. Inoltre, merita un plauso lo sforzo delle parti sociali nel prevedere strumenti concreti e specifici, quali gli incentivi alle aziende partecipi di percorsi di alternanza, e nel coinvolgere anche enti bilaterali, fondi interprofessionali, nonché enti di formazione accreditati.
È innegabile, ad ogni modo, che la contrattazione territoriale stia assumendo un ruolo centrale nel quadro delle politiche per lo sviluppo e l’occupazione e delle tutele sociali, come strumento volto a potenziare le realtà locali per competere in un’economia sempre più globalizzata.
Tant’è che l’importanza del livello locale di regolazione è cresciuta molto negli ultimi anni nei paesi europei ed assume una particolare rilevanza in quei paesi che hanno una grande varietà regionale di sviluppo, come ad esempio l’Italia. Non mancano, infatti, autorevoli voci che sottolineano l’importanza di un approccio più aperto e decentralizzato alle politiche di sviluppo, con una impostazione place-based che richiede la collaborazione attiva degli stakeholder locali.
In questo quadro, l’attività che le associazioni datoriali stanno attuando, anche in materia di politiche attive del lavoro, consistenti, in primis, nella contrattazione territoriale, le rende capaci di dotarsi di una maggiore chiarezza identitaria e di valorizzare il loro prezioso ruolo di strutture di servizio a sostegno dell’attività imprenditoriale e dei lavoratori.
In secondo luogo, le associazioni datoriali stanno oggi investendo nella creazione di reti di strutture collegate per sviluppare l’alternanza, l’apprendistato, i servizi al lavoro, intervenendo così su una delle principali criticità del sistema italiano – la frammentazione e la mancanza di sistematicità delle azioni di politica attiva – che oggi ha necessariamente bisogno di tutti gli attori, non solo di coloro che sono specificatamente adibiti a questo, ma anche di imprese, sindacati, istituzioni locali, scuole, università.
E se è vero che cresce l’importanza che il territorio assume nei processi di produzione delle politiche pubbliche, anche rispetto a queste ultime le associazioni datoriali non potranno non ritenersi implicate.
Avv. Eleonora Paganini
Studio Legale Paganini
Articolo pubblicato su Professionalità Studi